Troppe rate da pagare

Arriva il test per evitare il default familiare. Ecco cosa fare per evitare che il debito contratto per comprare beni non sempre necessari tolga la serenità agli italiani…


Il ricorso al debito, nel nostro Paese, è in forte crescita. I recenti dati elaborati dal Crif, azienda globale specializzata in sistemi diinformazioni creditizie, business information e analytics, lo evidenziano con chiarezza: nell’ultimo anno i prestiti personali hanno subito una spinta del +7,9% ed è aumentato anche l’importo medio che registra un +1,1%, con un valore di poco più di 12mila euro pro capite.

L’analisi della distribuzione delle richieste per fascia di importo rivela anche che la classe inferiore ai 5mila euro ha rappresentato quasi la metà delle richieste totali (48,8%). Quasi un finanziamento su tre, inoltre, ha preferito piani di rimborso superiori ai 5 anni:

Si tratta – spiega Andrea Di Vincenzo, Ceo di Prestiter – di un fenomeno sociale legato alla facilità di accesso al credito che porta a fare acquisti impulsivi, spesso non necessari, e a indebitarsi oltre le proprie capacità. Aggiungere alle spese mensili fisse – come il mutuo o l’affitto, la rata dell’auto e la carta di credito – anche quelle non essenziali, come ad esempio l’ultimo modello di smartphone o simili, può facilmente trasformarsi in un peso superfluo e invalidante per il bilancio familiare”.

Insomma, una serie di piccoli debiti che insieme possono far saltare il banco. “Grazie al lavoro che faccio ho potuto osservare che tanti piccoli prestiti, che presi singolarmente non intaccherebbero l’equilibrio finanziario familiare, nel tempo possono creare una vera e propria spirale di sovraindebitamento. Succede insomma che quelle rate, sommate alle spese mensili, riducono in modo significativo lo stipendio o la pensione, rendendoli di fatto insufficienti a far fronte alle proprie esigenze individuali o collettive“.

Cosa fare allora per evitare questa trappola infernale?

Da operatore del settore – afferma Di Vincenzoho sentito la responsabilità di fare qualcosa per alleviare questo problema, dando vita al ‘Test della sostenibilità’. Una filosofia che ho adottato anche come manager: da sempre infatti, prima di affrontare un nuovo progetto o per raggiungere un nuovo risultato in azienda, mi chiedo se l’azione che compio nell’ottenere quell’obiettivo posso eseguirla e ripeterla più volte, senza accumulare un debito di qualche tipo. Se la risposta è sì, mi interrogo poi su quale frequenza posso ripetere quell’azione rimanendo in una condizione economicamente accettabile”.

Il “Test della sostenibilità” del credito, dunque, segue questo stesso principio: consiste nell’analizzare attentamente il caso specifico e la situazione economica di partenza del cliente.

In base a questa valutazione – chiarisce Di Vincenzosi decide se è opportuno procedere con un consolidamento dei debiti in corso, accorpando tutte le rate in una sola più sostenibile, oppure, se il debito non risulta gravoso, si procede con l’erogazione di un prestito calibrato sulle reali necessità del cliente.

L’obiettivo è sempre garantire una soluzione finanziaria che sia sostenibile nel tempo. Ma la vera domanda da porsi è se gli acquisti che desideriamo fare valgano davvero l’impegno del debito mensile che andremo ad affrontare, e se apportano un reale beneficio nella nostra vita.

Personalmente scelgo sempre un prodotto, sia esso smartphone, pc o automobile, che sia essenziale e non superfluo, che abbia ottime caratteristiche, un eccellente servizio di assistenza e un buon rapporto qualità-prezzo.

Senza dimenticare di farne sempre un uso corretto, ovvero tenerlo in ordine, protetto, mantenuto, pulito, in modo che possa resistere per parecchi anni. Così trovo il giusto compromesso tra l’impegno mensile in termini di rate e la frequenza con cui sento il bisogno di acquistare un nuovo bene, il cui costo mi spinge a rateizzarlo.

Perché la vera libertà finanziaria – conclude il Ceo di Prestiter – non sta nell’avere tutto, ma nel saper scegliere ciò che davvero conta, evitando di cadere nella trappola del sovraindebitamento”.

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